A Santa Cecilia un Natale nel segno di Ciaikovski

CIAIKOVSKI Sneguročka (La Fanciulla di Neve) A. Kalaeva, S. Radchenko, A. Marucci, M. Vukotic; Orchestra e coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia direttore Stanislav Kochanovsky maestro del coro Piero Monti

Un vero regalo di Natale. Il 22 dicembre l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha presentato, per una sola sera (fuori abbonamento), Sneguročka (La Fanciulla di Neve) di Piotr Ilic Ciaikovski in prima esecuzione per Roma e, credo per l’Italia. Ho ricordi dell’opera di Nikolaj Rimskij-Korsakov sullo stesso tema e tratta dallo stesso lavoro teatrale (di Aleksandr Nikolaevic Ostrovskij). vista ed ascoltata a Roma, da bambino, nel 1953. L’opera di Rimskij-Korsakov, secondo i miei ricordi, è stata vista ed ascoltata, circa trent’anni fa, al Maggio Musicale fiorentino e successivamente nel circuito teatrale dell’Emilia-Romagna, mentre le musiche di scena di Ciaikovski sono state ascoltate, senza né voci né coro, come tappeto musicale di un balletto messo in scena a Piacenza nel gennaio scorso. Sono composizioni di rara esecuzione, almeno in Italia.

Le musiche di scena di Čajkovskij vennero composte per la prima del lavoro teatrale di Ostrovskij (autore molto prolifico, oltre quaranta testi rappresentati in Russia e non solo) nel 1873, quindi qualche anno prima del suo lungo soggiorno in Italia ed in particolare a San Remo. Nel 1873 il lavoro di Ostrovskij e di Ciaikovski non ebbe un gran successo di critica e di pubblico, ma diventò a poco a poco popolare. Lo stesso Ciaikovski avrebbe voluto, circa dieci anni dopo, farne un’opera lirica ma fu preceduto da Rimskij-Korsakov il cui lavoro andò in scena nel 1882 e diventò, in Russia e non solo, un “classico” per il periodo di Natale e Capodanno.

L’opera di Rimskij-Korsakov è piena di colori musicali e la sua tinta malinconica è molto lieve; quindi, è assai differente de La fidanzata dello Zar (vista ed ascoltata negli ultimi quindici anni sia a Catania, in una produzione dello Helicon Opera Theater di Mosca, sia alla Scala in una produzione che ha causato vivaci discussioni). Le musiche di scena di Ciaikovski (19 numeri, in gran misura per coro ed orchestra) sono ispirate in gran misura alla tradizione popolare russa.

Ciò non è un dettaglio, ma un aspetto significativo. I lavori, non solo teatrali, di Ciaikovski, infatti, sono quelli che, in quel periodo in Russia, più guardano alla musica occidentale (soprattutto francese ed italiana) tanto che il compositore non faceva parte del cosiddetto “gruppo dei Cinque”, il cui obiettivo era quello di promuovere una musica (soprattutto teatrale) “russa”. Pochi anni dopo le musiche di scena, da Sanremo in una delle sue lettere, Ciaikovski rivendica quasi la sua anima e natura “russa”. Sneguročka (La Fanciulla di Neve) è una dimostrazione di quanto profonda fosse questa rivendicazione.

Il libretto è molto complicato ed articolato in un prologo e quattro atti. In estrema sintesi, tratta dell’opposizione delle forze eterne della natura e fa interagire personaggi fantastici e semileggendari (Nonno Gelo, la Fata Primavera, lo spirito dei boschi Lešij, Sneguročka, lo zar Berendej) con personaggi reali (Kupava, Mizgir’).

Andiamo alla produzione. Il concerto era stato programmato nella regolare stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia oltre un anno fa, ma saltò quando teatri e sale di concerto vennero chiusi a ragione della pandemia. È stato una vera gioia vedere l’auditorium (quasi 3000 posti) abbastanza pieno di pubblico e con molti giovani in sala, per un lavoro mai eseguito a Roma e un cast poco conosciuto in Italia, anche se Stanislav Kochanovsky è già stato direttore ospite nei concerti dell’Accademia. È, giustamente, considerato uno dei più promettenti giovani direttori d’orchestra russi. Ha diretto nei maggiori teatri europei e anche americani. Il suo piglio si avverte particolarmente nel n. 13, la “danza degli acrobati”, un allegro vivace che ha entusiasmato il pubblico, esploso con un applauso.

Il vero protagonista vocale è il coro preparato da Piero Monti. Gli sono affidati sette dei diciannove numeri. Io sono della generazione che ricorda ancora quando al Teatro dell’Opera per alcune opere straniere (ad esempio, una Manon di Massenet della metà degli Anni Sessanta), il coro cantava in traduzione ritmica italiana mentre i solisti, in gran misura “importati”, cantavano in francese. Il coro ha saputo trovare l’intonazione appropriata per fare sentire i legami con la musica popolare russa.

Agunda Kulaeva è un giovane mezzosoprano russo che fa parte della compagnia stabile del Bolshoi di Moscan ma canta anche in Germania, Spagna ed al Festival di Salisburgo. Ha il ruolo en travesti del pastorello Lel’ e tre numeri in cui ha sfoggiato una vocalità che arriva a registri da contralto. Sergey Radshenko è un baritenore già noto in Italia per aver cantato alla Scala, al Teatro dell’Opera di Roma ed al Festival della Valle d’Itria, nonché all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. In Sneguročka è Nonno Gelo, un ruolo tutto sommato secondario ed in parte declamato. Da lodare il tenore lirico Alberto Marucci, membro del coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia per la grazia con cui ha cantato le strofe a lui affidate. Milena Vukotic (voce recitante) era la narratrice che collegava i vari numeri.

Grande successo e molti applausi.

Giuseppe Pennisi

Data di pubblicazione: 26 Dicembre 2022

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