La lezione di Manfred Honeck per il Festival Mahler

MAHLER Des Knaben Wunderhorn, selezione: Rheinlegendchen, Wo die schönen Trompeten blasen, Das irdische Leben, Urlicht, Des Antonius von Padua Fischpredigt, Revelge, Der Tamboursg’sell BEETHOVEN Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica” baritono Christoph Pohl Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, direttore Manfred Honeck

Milano, Auditorium, 27 ottobre 2023

Un successo quale è capitato di assistere venerdì 27 ottobre all’Auditorium milanese fa parte di quei rari eventi che rimangono nella memoria degli ascoltatori, quasi stupefatti di tale sorte.

Manfred Honeck entra con passo lieve in sala seguendo l’ingresso del baritono Christoph Pohl, saluta con un sorriso riconoscente e si immerge nell’atmosfera del Des Knaben Wunderhorn. L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dal timbro solare e limpido che la contraddistingue, si incupisce virando verso nervature brunite, talvolta gelide, in altri casi metalliche. Ricordano l’asprezza senza speranza che caratterizza la giornata finale del Ring wagneriano. Il canto di Christoph Pohl si leva con raffinata malinconia introspettiva e si scioglie in un dialogo che riesce quasi una confessione, dove alla parola resa in musica si apre il coro orchestrale a commento.

Si è così accompagnati nella selezione scelta da Honeck lungo un percorso mahleriano che, della raccolta operata ad inizio ottocento da Brentano e von Armin, privilegia l’inesorabile rassegnazione di fronte al destino, cui inutilmente l’uomo vorrebbe opporsi. La natura, presente nei suoi elementi fondanti, è su di un piano separato di netto dal trascorrere della vita umana: rimpianto, desiderio, simbolo di un mondo nettamente altro, rimane a guardare, distaccata, l’inesorabile divenire del quotidiano. Manfred Honeck accompagna il canto senza mai sovrapporsi ad esso, ma concertando assieme alla voce di Christoph Pohl e sostenuto dalle sezioni orchestrali in reale stato di grazia.

Vivissimi, partecipi gli applausi al termine della prima parte, con alcune chiamate anche durante l’esecuzione nel passaggio tra un Lied e il successivo, tale era l’ammirazione per l’esecuzione in corso.

Gli accordi ad incipit della Sinfonia in mi bemolle maggiore e il successivo tema dei violoncelli trasformano il timbro orchestrale in un terso velluto di suoni del quale si seguono le calibrate sfumature dinamiche, l’ampio fraseggio, l’equilibrio interno tra le sezioni, una vera e propria onda sonora misurata che conduce all’apice del movimento in maniera del tutto necessaria. La Marcia funebre successiva avvolge di intima religiosità una delle pagine più alte ed enigmatiche di Beethoven. Nulla è enfatizzato, ma reso etereo, impalpabile, trasfigurato. Lo scherzo e l’allegro molto finale permettono al pubblico di godere d’una eleganza interpretativa mai auto referenziale, ma sempre inserita nei valori musicali espressi che fanno di Manfred Honeck un riferimento indispensabile per quell’idea direttoriale che supera il tecnicismo d’approccio alla partitura verso mete più alte.

L’ovazione da parte del pubblico, unito all’orchestra nell’omaggiare per lunghi minuti il direttore austriaco è stata un’alta dimostrazione di affetto. Di contro all’abitudine di abbandonare i propri posti per raggiungere quanto prima l’uscita, venerdì la quasi totalità dei presenti ha preferito applaudire e acclamare orchestra e direttore, sperando in un bis che purtroppo non è arrivato, ma ringraziando comunque con sereno entusiasmo per l’altezza interpretativa offerta.       

Emanuele Amoroso

Foto: Angelica Concari

Data di pubblicazione: 31 Ottobre 2023

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