Passato e presente si specchiano con Nagano e la Toscanini

BERIO Sequenza VIII per violino Mihaela Costea

MOZART Concerto per pianoforte e orchestra in Si bemolle KV 595 Gabriele Strata

BERIO Sequenza I per flauto Sandu Nagy

BEETHOVEN Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 Filarmonica Arturo Toscanini, direttore Kent Nagano

Parma, Auditorium Paganini, 19 novembre 2025

Con il concerto del 19 novembre è entrata nel vivo la collaborazione tra Kent Nagano e la Filarmonica Toscanini di Parma: il direttore californiano, nominato Principal Artistic Partner della Toscanini, ha diretto il primo di tre concerti previsti per la stagione 2025-26, all’interno di una collaborazione triennale. Nagano aveva diretto la Filarmonica a luglio in piazza Duomo su un programma monografico dedicato a Wagner, e quella è stata l’occasione che ha portato alla creazione di un rapporto di collaborazione più impegnativo. Il programma del concerto del 19 prevedeva due Sequenze di Berio, il Concerto per piano e orchestra K 595 di Mozart e la Quinta di Beethoven; i prossimi due della stagione vedranno nel cartellone Mahler con la Seconda, e quindi Stravinski con la Sagra e Aziza Sadikova con il Concerto per violino, in un percorso dunque che progressivamente si avvicina e concentra sulla musica dei nostri giorni. La presenza delle due Sequenze di Berio, la prima per flauto del 1958 e l’ottava per violino del 1976, si può spiegare come omaggio al centenario della nascita di Berio ma anche con la presenza di Nagano, uno dei pochi direttori al mondo che diriga costantemente repertorio classico e musica dei nostri giorni. Detto en passant, la collocazione di composizioni recentissime all’interno di un programma in cui compare il repertorio consolidato, costituisce il sogno di molti interpreti specializzati nella Nuova Musica, che lamentano come questa sia normalmente relegata a rassegne specializzate inevitabilmente frequentate da esperti e non, come è felicemente avvenuto in questo caso, a fianco del repertorio tradizionale, classico, che vede la presenza del grande pubblico. Dunque il Concerto si è aperto con la Sequenza per violino eseguita da una bravissima Mihaela Costea, spalla dei primi violini dell’Orchestra. Tutte le Sequenze di Berio richiedono un virtuosismo eccezionale, che comporta però, e questa è la differenza per esempio con l’Ottocento, non solo agilità delle dita ma anche consapevolezza del rapporto con la storia (nel caso specifico, la Ciaccona di Bach, come anche le più diverse tecniche violinistiche). Sebbene non previsto nella partitura, colpiva alla vista l’effetto teatrale di questo brano, e magica era la sezione in cui Berio richiedeva un suono staccato e omogeneo, nelle sei sezioni di cui si poteva permutare la successione (cioè spostandone, volendo, l’ordine). Quindi si è passati all’opera forse più attesa della serata, il Concerto per pianoforte, l’ultimo scritto fa Mozart. Originariamente era prevista la presenza di Maria João Pires, che per ragioni di salute ha però deciso di chiudere l’attività concertistica, dandone notizia proprio agli inizi di novembre. Al suo posto, il giovanissimo e grande talento Gabriele Strata, in un concerto meno spettacolare rispetto al K 491 inizialmente annunciato, ma difficile perché basato su sottili tecniche costruttive. Strata realizzava la parte pianistica con un suono ben scandito, delicato, scrupoloso nel rispetto delle dinamiche, costantemente attento al rapporto con l’orchestra, così importante in Mozart. Kent Nagano soprattutto nell’ultimo tempo mostrava di porre grande attenzione alle sfumature della scrittura, attento al carattere di danza, alla leggerezza del movimento. La seconda parte si apriva con un’altra Sequenza di Berio, la prima e forse la più famosa, dedicata a Severino Gazzelloni (“A Severì” si legge nella prima pagina della partitura del 1958). Questo brano comprende passaggi di polifonia reale o virtuale (cioè suggerita) che ne rendono estremamente difficile l’esecuzione. Inoltre la partitura utilizza quella che viene chiamata notazione proporzionale, che lascia una certa libertà all’interprete: la lunghezza di una nota dipende dalla distanza che la separa dalla successiva; ma proprio il caso troppo frequente di interpreti che sfruttavano con eccessiva libertà i margini concessi ha portato Berio a ripubblicare la partitura (non meno difficile!) con le durate precisamente indicate (1993). Sandu Nagy, primo flauto della Toscanini ha realizzato con grande bravura la Sequenza, che però in una sala così grande e affollata ha sofferto nei passaggi in cui le dinamiche rasentavano il silenzio (suoni multipli, armonici, passaggi con 5 p). In chiusura la Quinta di Beethoven, che con Nagano ha conosciuto una lettura indiscutibilmente originale. Il primo movimento non aveva affatto l’irruenza con il quale viene spesso diretto, e il secondo aveva un andamento di danza lontano dalla compostezza del minuetto così come, nel carattere, dal primo tempo. Il terzo movimento, lo Scherzo, condiziona un po’ la lettura dell’intera sinfonia. In tempi recenti alcuni direttori (Gardiner ad esempio) hanno diretto il movimento con un andamento abbastanza veloce, per cui l’ascoltatore immediatamente nota il collegamento al famoso tema del primo movimento: lettura veramente affascinante, che però sposta il baricentro della composizione sul primo movimento, e per così dire indirizza lo sguardo indietro. Nagano non ha affatto diretto in maniera veloce lo Scherzo; invece, nel momento in cui questo sfocia nell’Allegro conclusivo ha imposto un andamento assai veloce: ecco che l’ultima parte con il suo do maggiore diventa ciò verso cui tende l’intera sinfonia (come accadrà, tra l’altro, a Ottocento inoltrato), una chiusa che ha qualcosa di trionfale, ottimistico e che proietta tutta la sinfonia sulla conclusione luminosa. L’Orchestra Toscanini possiede un bel suono, in particolare nel settore archi, ed è certo che il pur breve contatto con la direzione Nagano, per il quale è fondamentale proporre interpretazioni di altissima qualità, favorirà una ulteriore maturazione.

Gabriele Moroni

Data di pubblicazione: 1 Dicembre 2025

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