La lezione bachiana di Kavakos

BACH Sonata n. 2 in la BWV 1003; Partita n. 3 in MI BWV 1006; Sonata n. 3 in DO BWV 1005; Sonata n. 1 in sol BWV 1001; Partita n. 1 in si BWV 1002; Partita n. 2 in re BWV 1004 violino Leōnidas Kavakos

Vicenza, Basilica SS. Felice e Fortunato, 22 e 23 aprile 2024

Leōnidas Kavakos è uno dei maggiori violinisti di oggi. Giudizio risaputo ma che non può che essere ribadito dopo l’ascolto dei due concerti vicentini organizzati dalla Società del Quartetto, originariamente programmati al Teatro Olimpico, poi spostati nella Basilica romanica dei Santi Felice e Fortunato per le temperature troppo rigide.

Nei due concerti, dall’evocativo titolo “Sei Solo”, il violinista, Konzertmeister e direttore d’orchestra greco si è cimentato nei capolavori violinistici di Johann Sebastian Bach, eseguendo l’integrale delle sei Sonate e Partite BWV 1001-1006 per violino solo, il cui manoscritto autografo reca la data 1720, risalenti agli anni 1717-1723 e dedicate alla memoria della defunta prima moglie, Maria Barbara. Nelle due serate ha proposto le sei partiture, incise anche per Sony nel 2022, imbracciando il suo Stradivari “Willemotte” del 1734 dalle sonorità penetranti e calde, distinguendosi per un approccio rigoroso, ma sempre carico di fantasia e curassimo nei fraseggi. Grazie ad una tecnica di inarrivabile perfezione, una compostezza nel suonare che incanta – mano destra che appare quasi ferma e braccio sinistro di ferrea precisione – ed una ricchezza timbrica e di sfumature che ha pochi eguali, Kavakos ha attraversato il monumento bachiano illuminandone i diversi tasselli cui ha conferito di volta in volta caratteri, significati e emozioni via via cangianti. Risultava quanto mai entusiasmante seguirlo in questo percorso della mente e della sensibilità, condotto con rigore, ma anche con un calore che hanno visibilmente coinvolto il folto pubblico. Se si è vista anche qualche lacrima, frutto dell’emozione e della suggestione del luogo, del suono che si espandeva nelle austere volte della Basilica e della bellezza senza tempo delle pagine di Bach, è perché l’esecuzione del violinista greco ha saputo coniugare scintillante virtuosismo con una sensibilità che talvolta ha toccato punte di struggente malinconia, come nel toccante “Adagio” della Sonata n. 3 in do maggiore o nell’“Andante”  della Seconda Sonata in la minore. Sorprendente poi la chiarezza con cui ha sciorinato le fughe delle tre Sonate, con la loro immaginifica polifonia che fa ricorso all’utilizzo delle corde doppie, triple e quadruple, o la perfezione del velocissimo e scattante secondo “Double” della Partita n. 1 in si minore. In chiusura delle due serate la Partita n. 2 in re minore con la monumentale “Chaconne”, successione di virtuosistiche e ardite variazioni su un basso ostinato, che l’artista greco ha reso con tecnica perfetta, chiarezza di linea di canto e profonda immedesimazione, sempre alla ricerca di un’espressività capace di suscitare emozione in chi lo ascolta. E il pubblico non ha esitato a premiarlo con i più convinti, sonori e meritati applausi. Bello vedere nelle navate della chiesa moltissimi giovani.

Stefano Pagliantini

Data di pubblicazione: 28 Aprile 2024

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