Dei Pagliacci “all’antica” al Verdi di Salerno

foto Massimo Pica

LEONCAVALLO Pagliacci J. De León , N. Machaidze, E. Petti, F. Pittari, T. Borea; Orchestra filarmonica “Giuseppe Verdi” di Salerno, Coro del teatro dell’Opera, direttore Daniel Oren,regia Sarah Schinasi, scene e costumi Alfredo Troisi

Salerno, Teatro “Giuseppe Verdi”, 15 ottobre 2023

Quando, in tempi di regie fantasiose, una messinscena riporta un’opera ai suoi elementi originari (stavo per dire primigeni), come è stato per questi Pagliacci a Salerno (regia di Sarah Schinasi, direzione di Daniel Oren), l’effetto che se ne ricava è allo stesso tempo rassicurante e appagante, soprattutto per opere che si conoscono bene.

La regista ci ha offerto la possibilità di assistere alla tragedia della gelosia di poveri commedianti di strada con un taglio opportunamente verista, lasciando intatto lo spirito, il sentiment dell’originale; ma anche mantenendo l’elemento di verosimiglianza, senza eccedere nei dettagli realistici, ha sublimato l’enorme pathos in una sorta di “realismo magico”, uno sguardo incantato sulla cronaca disincantata di una storia sordida, aiutata in questo da scene e costumi di Alfredo Troisi.

Nel primo atto, la Schinasi è riuscita a rendere, anche se in maniera forzatamente stilizzata, dato lo spazio non ampio del palcoscenico salernitano, la animazione, la concitazione di popolani e bambini; di grande effetto era il coro di bianco vestito seduto sul palco attorno ai clown che annunciano l’inizio della rappresentazione “a ventitré ore”. Nel secondo atto il confine tra la finzione scenica e la realtà tragica che coinvolge i protagonisti viene del tutto annullato, la comune, tragica vita vera entra in scena, ed è l’unica realtà che resta.

Con questa impostazione, gli interpreti hanno avuto più agio di dare vita ai personaggi con precisione e profondità drammaturgica. Jorge de León era Canio, Nino Machaidze era Nedda, Ernesto Petti Tonio, Francesco Pittari era Beppe e Tommaso Barea Silvio.

L’interpretazione di De León è stata molto intensa, vigorosa e profonda. Nella attesissima “Vesti la giubba”, mentre si prepara ad entrare in scena, De León /Canio ha già deciso come si concluderà il dramma: la sua interpretazione coinvolge emotivamente il pubblico, che chiede ed ottiene il bis.

De León è stato affiancato dalla ottima Nedda di Nino Machaidze. Il soprano georgiano ha esibito la solita, bellissima vocalità, dando una efficace interpretazione vocale della donna giovane e disperata, e ha mostrato naturale disinvoltura sul palco.

Ernesto Petti come Tonio ha mostrato controllo e tecnica vocale in abbondanza. Ha colpito il suo racconto del prologo per come era umanamente partecipato. Durante l’opera, Petti ha interpretato un Tonio maligno e arrogante, e tuttavia capace di interpretare il Taddeo del secondo atto con ironica leggerezza.

Tommaso Barea nei panni di Silvio è stato un amante ardente, forse meglio nel canto che nella recitazione. Francesco Pittari è stato un Beppe spigliato e di buona presenza.

A dirigere l’Orchestra filarmonica “Giuseppe Verdi” di Salerno e il Coro del teatro dell’Opera preparato da Francesco Aliberti non poteva che essere Daniel Oren, presenza imprescindibile da queste parti. Il Maestro israeliano ha mostrato grande energia e intelligenza, e ha saputo sfruttare tutte le potenzialità dello spartito, dosando con padronanza i momenti lirici e quelli drammatici. Il coro ha fatto un lavoro di grande qualità, facendo percepire quel senso di comunità e di condivisione che lo contraddistingue sempre. Infine è da segnalare la buona prova del Coro di Voci Bianche preparato da Silvana Noschese.

Lorenzo Fiorito

Data di pubblicazione: 19 Ottobre 2023

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