L’inverno e la primavera con Oramo e Tjeknavorian a Santa Cecilia

Sakari Oramo e Emmanuel Tjeknavorian

SAARIAHO Ciel d’hiver CASTELNUOVO-TEDESCO Concerto n. 2 per violino e orchestra “I Profeti” SCHUMANN Sinfonia n. 1 in si bemolle maggiore op. 38 “Primavera” violino Emmanuel Tjeknavorian Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, direttore Sakari Oramo

Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, 30 aprile 2022

Inverno-Primavera è il titolo con cui è stato presentato questo concerto in cui si offrono brani di autori di differenti epoche e stili. Alla terza replica, in prima serata del 30 aprile, complici forse le magnifiche condizioni atmosferiche di Roma e l’ora legale, il pubblico non è accorso numeroso alla Sala Santa Cecilia (che può ospitare circa 3000 ascoltatori).

Eppure il programma aveva un suo rigore: tre brani rispettivamente di una nota compositrice contemporanea, di un compositore del Novecento storico ora giustamente rivalutato, e di uno dei più noti compositori del romanticismo tedesco. Sakari Oramo, inoltre, è un direttore d’orchestra di fama internazionale, uno dei cui successi discografici più noti è l’incisione dell’integrale delle sinfonie di Schumann con la Royal Stockholm Philharmonic Orchestra e Emmanuel Tjeknavorian un giovane violinista austriaco, di discendenza armena, che va per la maggiore e suona uno Stradivari gentilmente fornitogli da un mecenate di Londra. Un programma, quindi, accattivante.

Iniziamo dalla seconda parte – ossia dalla Prima sinfonia di Schumann. È un brano proposto frequentemente nei concerti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e che, quindi, l’orchestra conosce benissimo. Come si è accennato, Sakari Oramo ne ha offerto letture preziose. Il 30 aprile l’interpretazione è stata puntuale, precisa, ma quasi senza anima, tranne che nell’abbandono romantico del secondo movimento (larghetto). Ho avuto l’impressione che direttore e orchestra si fossero così assuefatti ad una sinfonia, che è tra le più difficili nella produzione di Schumann, da considerarne l’esecuzione quasi da routine. Il senso di routine è stato trasmesso alla sala che ha risposto con applausi quasi di cortesia.

Ben altra accoglienza hanno avuto i due brani della prima parte. Di Kaija Anneli Saariaho, finlandese ma residente in Francia da decenni, conoscevo unicamente l’opera L’amour de loin, eseguita inuna selezione ad un concerto dell’Orchestra dell’Opera di Roma in collaborazione con l’Istituzione Universitaria dei Concerti (dirigeva Kazushi Ono) nel lontano 2009. Ciel d’hiver, presentato in prima esecuzione italiana, è una breve composizione (12 minuti) in cui la Saariaho rielabora un lavoro orchestrale più lungo, risalente, al 2002 intitolato Orion. La mitologia si intreccia con le stagioni e con l’imitazione della natura. Il flauto con cui inizia il brano gravita circolare sull’arpa e scivola sul tappeto degli archi. Il cielo invernale diventa fortemente sensuale (come in vari momenti de L’amour de loin e con echi di Debussy). Molto distante dai primi lavori (di musica elettronica ed elettroacustica) della Saariaho, la quale è stata allieva dell’IRCAM. Sakari Oramo e l’orchestra ne hanno dato un’ottima lettura densa di sfumature, come riconosciuta dai calorosi applausi del pubblico.

Emmanuel Tjeknavorian

Il Concerto n. 2 per violino “I Profeti” di Mario Castelnuovo-Tedesco non è, a rigore, una novità nei concerti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Venne eseguito (con Bernardino Molinari sul podio e Jascha Heifetz al violino) nel marzo del 1934, pochissimi anni prima che l’autore, senese di origine ebraica, prendesse la via dell’esilio. Si trasferì, al pari, ad esempio, di Erich Wolfgang Korngold, di cui era quasi coetaneo, a Beverly Hills ed, al pari del compositore austriaco, scrisse colonne sonore (circa 200) per Hollywood. Castelnuovo-Tedesco è stato riscoperto più recentemente di Korngold, la cui opera Die tote Stadt era di repertorio già negli Anni Settanta. Basta scorrere gli ultimi mesi della nostra rivista per toccare con mano la vasta produzione discografica dei lavori di Castelnuovo-Tedesco di questi anni. Ricordo una superba esecuzione dei suoi sonetti di Shakespeare nel Museo Francescano di Montefalco nel 2011, nell’ambito della Sagra Musicale Umbra.

Considero il Concerto n. 2 per violino “I Profeti” musica “a programma”, come era di moda nei primi decenni del secolo scorso. I tre movimenti (ciascuno di una decina di minuti) sono tre dialoghi tra il violinista e l’orchestra relativi alle tematiche caratterizzanti tre profeti: grave e meditativo per Isaia, espressivo e dolente per Geremia, fiero e impetuoso per Elia.

Oramo, Tjeknavorian e l’orchestra hanno offerto una lettura appassionante. Superbe le brevi introduzioni per violino solo ed il ritmo sostenuto e marcato del terzo ed ultimo movimento.

Il pubblico, entusiasta, ha chiesto bis a cui Tjeknavorian ha risposto con la trascrizione per violino di una melanconica canzone popolare armena.

Giuseppe Pennisi

Foto: ©Accademia Nazionale di Santa Cecilia / Musacchio, Ianniello & Pasqualini

Data di pubblicazione: 2 Maggio 2022

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