La tromba di Nakariakov con la Camerata Ducale trionfa a Vercelli

ELGAR Serenata per archi in mi minore op. 20 ARBAN Variazioni su un tema da “Norma” di Vincenzo Bellini BARBER Adagio per archi op. 11 RESPIGHI Antiche danze e arie per liuto: Suite n. 3 CIAIKOVSKI Variazioni su un tema rococò op. 33 (arrangiamento per flicorno soprano) Camerata Ducale tromba e flicorno soprano Sergei Nakariakov 

Vercelli, Teatro Civico, 23 novembre 2024

Il Viotti Festival viene inaugurato con un folto pubblico ad occupare tutte le poltrone del Teatro Civico di Vercelli: sfilano decine di ragazzi ai piani superiori grazie al lavoro svolto nelle scuole superiori da parte del direttore artistico Cristina Canziani, che merita sicuramente un plauso. La Camerata Ducale si presenta con una formazione parzialmente rinnovata nell’organico di 22 archi (senza Guido Rimonda e alcuni orchestrali impegnati in Portogallo a Lisbona). L’ospite d’onore è Sergej Nakariakov, noto trombettista dalle qualità tecniche eccezionali.

Con grande impegno Giulia Rimonda, nel ruolo di spalla, ha tenuto in mano l’orchestra eseguendo i tre movimenti della Serenata per archi in mi minore op. 20 di Edward Elgar. È poi seguito il notissimo Adagio per archi op. 11 di Samuel Barber che ha una storia particolare, almeno così ci riportano alcuni carteggi: nel 1936, durante un soggiorno a Roma, Barber compone un Quartetto per archi pubblicato come op. 11. Trascritto il secondo movimento, l’Adagio, per archi, il compositore invia la partitura ad Arturo Toscanini, che gliela restituisce senza annotazioni. La cosa infastidisce Barber, ma Toscanini gli fa sapere che intende dirigerla e che l’ha restituita solo perché l’ha imparata a memoria. La sera del 5 novembre 1938 Toscanini la dirige con NBC Symphony Orchestra e, a detta di chi lo conosce bene, ha rivisto la partitura solo il giorno prima. Anche qui la Ducale è stata capace di generare delle sonorità quasi impercettibili, cariche di un’espressività sempre maggiore per raggiungere il culmine poco dopo la metà, per poi ripiegare con altrettanta gradualità fino a spegnersi.

Le Antiche danze arie per liuto, (di cui è stata eseguita la Terza suite, del 1931), composte da Ottorino Respighi, si collocano nel filone del Neoclassicismo europeo, identificato per convenzione con Igor Stravinskij e Paul Hindemith. A partire dagli anni Venti molti sono compositori che si avvicinano a questa estetica, sia pure per un breve periodo come Ravel, Bartók, Prokof’ev, per citarne alcuni e in Italia abbiamo in Casella (Introduzione, aria e toccata per orchestra op. 55, 1933) e G.F. Malipiero (Prima Sinfonia, 1933) due delle figure più significative. L’orchestra ha conferito carattere e scorrevolezza con una ben presente arcata di Giulia Rimonda, che ha sempre saputo dare fermezza e precisione negli attacchi. Un encomio va al primo violoncello Giorgio Lucchini che per tutto il concerto ha saputo dialogare con espressività. Eccellenti pure i primi e secondi violini (sempre attenti e precisi), buoni gli attacchi delle viole, violoncelli e contrabbassi: insieme hanno ricreato il timbro di un’ottima orchestra.

Ma veniamo a Sergej Nakariakov. Il programma prevedeva le Variazioni su un tema rococò op. 33 di Ciaikovski e le Variazioni su un tema da ‘Norma’ di Vincenzo Bellini di Jean-Baptiste Arban. Nakariakov decide di invertire i brani, probabilmente per la pesantezza delle Variazioni eseguite con un flicorno soprano, costruito e modificato dalla Courtois (nota azienda costruttrice di ottoni), che con l’aggiunta del quarto pistone permette di scendere di un’ulteriore ottava, raggiungendo il registro tipico del violoncello, con cui ha dialogato in maniera eccellente. Il suono caldo e pastoso del flicorno si è sposato in modo eccezionale con l’orchestra, ha impressionato per la velocità e la precisione delle scale, della messa in voce, della centratura del suono e delle note pedale che abitualmente non sentiamo in concerti “classici”. E non è merito solo del quarto pistone, è tutta una questione di “labbro” di Nakariakov. Il trombettista russo ci ha infine deliziato con le Variazioni su un tema da “Norma” di Vincenzo Bellini di Jean-Baptiste Arban, scritte in realtà per cornetta, strumento dal suono più rotondo rispetto alla tromba, una via di mezzo tra il flicorno soprano e la tromba per via del canneggio conico. Per interpretare il celebre tema della Norma, “Casta Diva”, bisogna ascoltare i cantanti per dare il giusto appoggio ad ogni nota, particolare non trascurabile. Tutti i trombettisti passano da queste pagine riportate nel metodo Arban (un volume ancora oggi attualissimo). Nakariakov si è distinto per il suono caldo e pulito, fino ad arrivare all’ultima variazione con una velocità da funambolo e un triplo staccato impeccabile coronato con un’ovazione e urla del pubblico.

La platea si aspettava qualche bis ma Nakariakov, dopo una breve melodia con la tromba, non ha aggiunto nulla, nonostante i tanti richiami alla ribalta. Lo strumento era stato messo già nella sua custodia. Acclamato, si è poi prodigato a fare foto e autografare il libretto di sala in quel clima famigliare che il Viotti Festival ha saputo creare.

Paolo Zecchini

Foto: Luca Devecchi

Data di pubblicazione: 25 Novembre 2024

Related Posts