La lieta sorpresa del Barbiere al Coccia

ROSSINI Il barbiere di Siviglia C. Wang, M. Govi, D. Piva, A. Wakizono, M. Urbanowicz, E. Franco, D. Savini, A. Rosalen, G. Donadini, M. Mollica; Orchestra Filarmonica Italiana, Coro As.Li.Co, direttore Christopher Franklin regia Alberto Jona scene Matteo Capobianco costumi Silvia Lumes

Novara, Teatro Coccia, 13 e 14 maggio 2023

Questa volta il Teatro Coccia cala un asso con un Barbiere… di qualità! Davvero sorprendente il livello raggiunto in questa produzione da un teatro di tradizione che non può permettersi neanche lontanamente le disponibilità economiche di un ente lirico, ma che tuttavia lotta con tutte le sue forze per tenere alto il ritmo e la qualità delle sue produzioni, con una tensione vitale non sempre percepibile nei grandi teatri.  L’atmosfera di fermento creatasi tra direzione musicale, regia e cast vocale era assolutamente palpabile durante le due rappresentazioni cui abbiamo assistito, sabato 13 e domenica 14 maggio: tutte e due andate esaurite, come la prima. Tuttavia non è tanto questo a far notizia, (con Barbiere la cassetta è quasi garantita, se non assicurata), ma l’impressione di freschezza e di contagioso divertimento che talvolta sembrava aver abbandonato definitivamente queste pagine, diventate troppo famose, totalmente stereotipate, impotenti nel suscitare nuovi entusiasmi. Eppure la regia di Alberto Jona è riuscita nel miracolo, puntando sul rinfresco della tradizione e simultaneamente sull’invenzione, come la sostituzione del personaggio scenico di Fiorello con quello dello stesso Rossini. La dimensione di teatro nel teatro venutasi a creare incoraggiava letture quasi autobiografiche del Barbiere, dello stesso Figaro, come in occasione della follia, del caos mentale che finisce per scatenarsi alla fine del primo atto, autentico vertice di questa produzione. Un caos che sembra preludere alle sofferenze rossiniane degli anni di Parigi, al silenzio assordante del suo dorato esilio di Passy.

Anche la direzione musicale di Christopher Franklin sorprende positivamente per la duttile nervosità dei tempi e per l’attenzione alla timbrica degli archi, in particolare a tutta la gamma degli effetti al ponticello che hanno dato una sfumatura “quasi darmstadiana” e molto fresca all’aria della Calunnia, (chapeau alle viole!) o alla scena del temporale. L’intero cast vocale non presentava alcun anello debole, sia in prima che in seconda serata, a partire dal tenore Chuan Wang, soave e sicuro Conte d’Almaviva. La voce tonante di Abramo Rosalen, Don Basilio, colpiva e quasi intimoriva per la sua possanza, specie nei contrasti dinamici. Entrambi i Don Bartolo che abbiamo ascoltato, Michele Govi e Davide Piva, pur con differenti sfumature drammaturgiche dipendenti dalla maggiore o minore esperienza, hanno dato grande soddisfazione al pubblico nella precisione ritmica degli spericolati scioglilingua rossiniani. E poi il sempre attuale Figaro, il sorridente faccendiere alla moda, che risponde a tutti i desiderata purché si paghi. Alla luce di questa lettura in Figaro non era difficile intravedere il futuro Leporello affrancato ed in carriera, e nel Conte d’Almaviva la versione “politically correct” e ripulita di Don Giovanni, a cui ancora lo accomuna l’antica arroganza di casta. Ricordate le sorprendenti “due palle nel cervello” indirizzate a Don Basilio nel finale? In ogni caso lo splendore estetico ricopriva tutto e tutti; da ricordare il bellissimo costume di Figaro — firmato da Silvia Lumes — ruolo reso con la dovuta brillantezza sia da Emmanuel Franco che da Diego Savini. Entrambe godibili le Rosine in campo: era il debutto per la brava Magdalena Urbanowicz, anche se una particolare menzione va spesa per Aya Wakizono che sfoggiava legato, appoggio, agilità, nonché presenza scenica ad abundantiam, tanto da essere una delle artiste più applaudite. In platea si incrociava un pubblico variegato per età, di nonni e di nipoti, e anche molte persone non “insider”, venute per la prima volta a teatro per toccare di persona il mito del Barbiere. Certamente non saranno andate via deluse.

Massimiliano Genot

Foto: Mario Finotti

Data di pubblicazione: 16 Maggio 2023

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