Torna al Bellini di Catania l’accoppiata Cavalleria / Pagliacci

La scena di Cavalleria Rusticana

MASCAGNI Cavalleria rusticana Alessandra Di Giorgio, Angelo Villari, Luca Grassi, Sabrina Messina, Sonia Fortunato LEONCAVALLO Pagliacci Piero Giuliacci, Daniela Schillaci, Lucian Petrean, Marco Puggioni, Francesco Verna; Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini, direttore Antonio Pirolli regia, scene e coreografie Lino Privitera costumi Alfredo Corno

Catania, Teatro Massimo Bellini, 3 marzo 2022

Prosegue al Teatro Massimo Bellini di Catania il recupero delle opere programmate per la stagione lirica 2020 e rinviate a causa dell’emergenza covid. Nel marzo scorso è andato in scena un originale allestimento di Cavalleria rusticana e Pagliacci, curato dal regista Lino Privitera. Autentica mente creativa dello spettacolo, in quanto anche scenografo e coreografo delle due opere, Privitera ha lavorato su un impianto scenico unico, ispirandosi ad uno dei luoghi più ammirati della costa mediterranea della Sicilia, la cosiddetta Scala dei Turchi di Realmonte, in provincia di Agrigento: una bianchissima parete di roccia calcarea degradante direttamente sul mare, la cui suggestiva visione rimane impressa nella memoria di chiunque visiti la costa vicina alla Valle dei Templi. L’idea di Privitera per Cavalleria è che la scalinata (in scena ha il colore della pietra chiara) simboleggi la Sicilia, terra di contraddizioni irrisolte, di cupe passioni e di delitti, che neanche la Via Crucis e il sacrificio di Gesù Cristo valgono a redimere. Il Cristo lo si vede prima appeso su una grande croce incombente sui protagonisti e sulla massa di contadini e di contadine che nel giorno di Pasqua animano con i loro canti la vicenda; e poi deposto e avvolto in un bianco sudario cosparso da un rosario di petali rossi (il rosso è il colore del sangue, del peccato e del delitto). Una Sicilia circondata, anzi assediata dal mare, che si scorge sullo sfondo e che, con il volgere dell’azione in tragedia, invaderà la scena stessa, fino a sommergerla, mentre il cielo viene oscurato da uno stormo di corvi, tetri testimoni del passaggio dalla vita alla morte. Questi ed altri suggestivi effetti sono dovuti ad un sofisticato supporto di animazione visiva realizzato dal graphic designer Benedetto Coco, dal videomaker Florian Canga e dal light designer Andrea Iozzia. Un folto cast di cantanti, forse troppi, si è alternato nei ruoli principali di Cavalleria. Angelo Villari, impegnato però solo nella prima serata, è stato un valido compare Turiddu, mentre nelle altre recite si sono alternati con apprezzabili esiti Carlos Ventre, Pietro Giuliacci e Zi Zhao Wo. Molto applaudita dal pubblico l’intensa Santuzza di Alessandra Di Giorgio, che ha diviso il ruolo con Erika Beretti e Marianna Cappellani. Luca Grassi (poi alternatosi con Lucian Petrean e Solen Alla) è stato interprete convincente di compare Alfio, il rude carrettiere rivale di Turiddu; meno convincente per il pubblico tradizionalista del Bellini il fatto che si sia presentato in scena pedalando su una bicicletta, invece che schioccando la frusta sul suo variopinto mezzo di lavoro. Bene in ruolo si sono infine mostrate Sabrina Messina (la sensuale Lola) e Sonia Fortunato, una Mamma Lucia alla quale la regia ha affidato dei raffinati messaggi metaforici (la sua figura ritrosa e dolente sarebbe quella di tutte le nere madri siciliane e mediterranee), che finiscono però col frenare la spontaneità dei suoi drammatici dialoghi con Santuzza e con Turiddu).

Pagliacci

Per Pagliacci Lino Privitera ha realizzato uno spettacolo ricco di colori e di luci, animato dalle gigantografie di bambole e di pupazzi, che sono poi un omaggio ai suoi gioiosi ricordi d’infanzia; così come il misero teatrino della compagnia girovaga di Canio e di Nedda, che nel giorno di ferragosto si ferma a dare il suo spettacolo alla periferia di Montalto Uffugo, un paese calabrese del cosentino, assume la forma ingrandita della graziosa valigetta in cui egli, da bambino, raccoglieva i suoi giocattoli. Questo spostamento su un tono ludico della desolata vicenda di infelicità e di tragedia descritta in Pagliacci – si sa che Leoncavallo trasse ispirazione da un fatto di cronaca nera avvenuto in quel luogo e di cui, ancora adolescente, era stato testimone – giova ad evitare le secche della consueta e ormai un po’ logora lettura veristica dei due atti, puntando invece sull’introspezione psicologica dei personaggi in rapporto alla dicotomia Arte/Vita, posta in evidenza dall’artificio del «teatro nel teatro» e dunque dal doppio ruolo dei protagonisti: Canio/Pagliaccio e Nedda/Colombina. Ma a suo modo, protagonista lo è anche Tonio, lo scemo gobbo, che nelle vesti del commediante Taddeo recita il celebre prologo dell’opera e che poi, respinto da Nedda, diviene per vendetta il perfido istigatore della furia omicida del suo padrone; e in questo allestimento è Tonio – e non, come da libretto, Canio –  ad avvisare il pubblico dei popolani sconvolti da quanto è appena avvenuto sotto i loro occhi, che «la commedia è finita». Tra gli interpreti si è imposta Daniela Schillaci che, con le sue brillanti qualità vocali e una disinvolta presenza scenica, ha saputo incarnare al meglio la passionalità e il tenace carattere di Nedda. Nel ruolo di Canio si sono ben distinti Piero Giuliacci e Rubens Pellizzari, superando entrambi con successo il sempre insidioso scoglio di Vesti la giubba. Apprezzabili anche  il Tonio/Taddeo di Lucian Petrean e di Luca Grassi, il Peppe/Arlecchino di Marco Puggioni e il Silvio di Francesco Verna. Privitera, che ha iniziato il suo percorso artistico come ballerino, ha voluto introdurre nei due spettacoli alcuni movimenti coreutici, con allusioni simboliche non sempre ben decifrabili in Cavalleria; mentre sono apparsi più spontanei e pertinenti rispetto al contesto del dramma quelli creati per Pagliacci. L’eclettico regista ha inoltre coinvolto il coro del Bellini, ben istruito da Luigi Petrozziello, con studiati movimenti che hanno animato lo svolgersi dei due drammi, in particolare nei Pagliacci, grazie anche ai vivaci costumi disegnati da Alfredo Corno. La parte musicale dello spettacolo era stata in un primo tempo affidata ad Oleg Caetani, poi sostituito, dopo poche prove, da Antonio Pirolli, che ha diretto con gesto sicuro l’attenta orchestra del teatro catanese. Grandi applausi per tutti al termine di ogni rappresentazione.

Dario Miozzi

Data di pubblicazione: 13 Aprile 2022

Related Posts