L’ottava volta di Clip

La giuria con i dieci finalisti

CLIP – 8° Concorso Lirico Internazionale di Portofino

Finale: Teatro Sociale di Camogli, 22 luglio 2022

Concerto di Gala: Piazzetta di Portofino, con l’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova diretta da Michele Gamba, 24 luglio 2022

I RISULTATI

Primo Premio “Loro Piana”: Fleuranne Brockway, mezzosoprano australiano di 29 anni

Secondo Premio “Luciano e Giancarla Berti” – Fondazione Berti: Paula Iancic, soprano rumeno di 28 anni

Terzo Premio “Belmond” ex aequo: Ilya Silchuck, baritono russo di 28 anni e il basso iraniano ventiseienne Amin Ahangaran

Premio “Luca Targetti” al miglior under 25: Arianna Manganello di 25 anni

Premio “Alfredo Scotti” alla miglior voce femminile – KT&Partners: Fleuranne Brockway

Premio Banca Passadore al miglior cantante italiano: Maria Laura Iacobellis, soprano di 29 anni

Borse di studio “Eva Kleinitz”: Sakhiwe Mkosana, baritono sudafricano di 28 anni e Andrei Maksimov, baritono russo di 27 anni

Inoltre a tutti i finalisti sono state assegnate le borse di studio offerte da AR92 LandCo. Property Savills e da AVM Asset Value Management

Premio del pubblico al basso iraniano Amin Ahangaran

Da sinistra: Ilya Silchuck, Amin Ahangaran, Fleuranne Brockway, Paula Iancic

Seguo Clip da quattro anni, la metà quindi delle 8 edizioni finora svoltesi: non c’è dubbio che questo concorso si sia affermato con una perentorietà assolutamente singolare in Italia, il suo principale successo dovendosi certamente alla serietà dell’organizzazione presieduta da Francesco Daniel Donati, ma ancora di più al prestigio della giuria, dal principio capitanata da Dominique Meyer e sempre composta da persone che — come ama ripetere il Sovrintendente scaligero — da persone che “possono firmare un contratto”. Quest’anno quindi, avevamo Peter de Caluwe della Monnaie, Jonathan Friend del Met (da me intervistato qui sotto), Claudio Orazi del Carlo Felice, Franziska Maria Kaiser dell’Opera reale danese, Cristiano Sandri del Regio di Parma, Gianni Tangucci del Maggio (che si accolla anche il faticoso compito delle preselezioni) e Carolin Wielpütz dell’an der Wien. Ben 218 cantanti da 44 paesi hanno partecipato all’ottava edizione di Clip, per giungere poi, venerdì 24 luglio, all’esibizione dei migliori dieci, che hanno eseguito a Camogli un’aria di loro scelta ed un’altra selezionata dalla giuria.

Spiccava subito all’occhio la totale assenza di tenori e la presenza di soli tre soprani, due dei quali lirico-leggeri, mentre predominavano le voci gravi: quattro baritoni, un basso e due mezzi. La presenza italiana era affidata a Arianna Manganello, giovane mezzosoprano che proprio questo mese è protagonista della rubrica di Giovanni Vitali “Le voci che corrono” (e con pieno merito!) e la 29enne Maria Laura Iacobellis.

Sarò schietto: ho condiviso molto poco i giudizi della giuria. L’australiana Fleuranne Brockway ha un bellissimo colore mediosopranile, e nella scena “delle lettere” del Werther ha impressionato per la potenza del mezzo, il dominio dell’emissione e l’intensità del fraseggio. Ma la coloratura e lo stile, sia nella Cenerentola che nell’aria di Sesto (in piazza) erano largamente deficitari. Molto meglio, per rimanere nella stessa corda vocale, la Manganello, forse penalizzata dall’aver cantato in finale la breve “Va, laisse couler mes larmes” ma certamente più affascinante per il colore vocale e la personalità, ad onta di qualche inevitabile imprecisione. L’altra italiana, poi, era certamente molto matura e pronta per affrontare i grandi ruoli di lirico di coloratura, ma il modo di prendere gli estremi acuti “bloccando” la gola era piuttosto singolare e non del tutto gradevole.

Arianna Manganello

Al secondo posto il soprano rumeno Paola Iancic, che ha messo in mostra uno schietto timbro di lirico puro, piuttosto affascinante e, benché molto provinciale a livello stilistico, decisamente promettente, specie in una “Umile ancella” profumata di aromi liberty. Molto applaudito è stato anche il basso iraniano Amin Ahangaran, certamente dotatissimo nel suo timbro profondo, ma che deve stare attento all’intonazione (“O Isis und Osiris” era fallosa sotto questo punto di vista). E poco presentabili mi sono sembrati i due baritoni russi, più o meno sovrapponibili: discreti nel repertorio di casa, impresentabili in quello tedesco o italiano, culmine una cavatina di Figaro, in piazza, che sembrava uscita da un cattivo disco sovietico degli anni ’50.

In genere, devo dire che nessuna voce mi è parsa decisamente superiore alle altre, diversamente dagli anni scorsi in cui si erano affermate Federica Guida o Caterina Sala: ma il livello era comunque buono.

Ultima annotazione: la finale in piazzetta a Portofino è meravigliosa per l’ambientazione, ma l’amplificazione dell’orchestra era davvero poco riuscita. Qualcosa, per il futuro, bisognerà inventarsi…

Jonathan Friend

Intervista a Jonathan Friend, Consulente artistico del Met di New York

Lei fa parte della giuria per la prima volta: come è nata questa collaborazione?

Francesco Donati mi ha scritto proponendomi di venire, allora mi sono informato sul web, ho visto qual era la storia del concorso, ho visto che Dominique Meyer era presidente della giuria, ho controllato la mia agenda e ho detto di sì: nulla di più semplice!

Come va il Metropolitan dopo la pandemia?

Non posso dire meglio di altri teatri, ma neppure peggio: tutti i teatri stanno vivendo tempi duri. New York è stata colpita duramente dal Covid, ma ora la situazione è tranquilla: tuttavia, per un teatro così grande, in una nazione che non dà contributi pubblici alla cultura, i conti fanno fatica a reggersi. La gente sta tornando lentamente a teatro, ma deve considerare che solo da poche settimane non è più necessario un test negativo perché gli stranieri possano entrare negli Stati Uniti.

Cosa si aspetta da questo concorso? Magari di trovare cantanti da scritturare in piccoli ruoli al Met?

Soprattutto di trovare giovani per il nostro Young Artists’ Program: non possiamo assumere stranieri per piccoli ruoli, perché dobbiamo procurare un visto, e il governo americano è molto rigido. Ma nel programma per giovani, tutto cambia: e spero di trovare voci adatte. Anzi, le ho già trovate.

Alla finale abbiamo un predominio di voci scure: solo una coincidenza?

Direi di sì: nella lista iniziale c’erano tantissimi soprani, ben più della somma delle altre voci messe insieme. Ma il loro livello non era alto, quindi il risultato è stato la loro eliminazione: ed è anche un bene, perché non è facile trovare oggi ottimi baritoni o mezzosoprani. Speriamo! [in italiano]

Immagino che abbiate avuto pochi russi ed ucraini…

Nessun ucraino, qualche russo che poi non è riuscito a venire, altri sono stati eliminati ma due, come vede, sono in finale.

Trovo che le voci slave abbiano ancora una fortissima identità timbrica e stilistica: concorda?

Completamente. Ed è una cosa meravigliosa. Si può ancora distinguere le voci liquide, tutte “avanti” degli italiani, quelle indietro in gola dei russi, quelle a metà dei tedeschi… ma va detto che negli ultimi anni il livello tecnico degli europei dell’est è diventato sempre più alto, mentre — devo essere onesto — è raro avere italiani così ben formati. Anche per questo motivo mi fa piacere che qui ne abbiamo due in finale. Il problema è che mancano i grandi insegnanti di tradizione italiana.

C’è una differenza tra Clip e gli altri concorsi?

Anzitutto i luoghi in cui si svolge: si guardi intorno! E poi la qualità della giuria, tutta fatta di persone competenti e che possono investire concretamente su un giovane cantante. E in questi giorni ho trovato una mezza dozzina di voci su cui puntare per il futuro, inclusi due ragazzi che non sono arrivati in finale: anche questo un segno dell’alta qualità di Clip.

Nicola Cattò

Data di pubblicazione: 27 Luglio 2022

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