Le Alpi a Cagliari per Sonnambula

BELLINI Sonnambula G. Fiume, A. Siragusa, G. Loconsolo, I. Molinari, M. Varvaro, A. Porta; Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari, direttore Diego Ceretta regia Bepi Morassi scene Massimo Checchetto costumi Carlos Tieppo

Cagliari, Teatro Lirico, 13 maggio2022

Ernani (anzi, Hernani) o Sonnambula? Argomento politico con annesse sanzioni degli austriaci, o soggetto storico in competizione con Donizetti? Con un veloce ripensamento La Sonnambula viene scelta da Vincenzo Bellini e da Felice Romani in sostituzione dell’iniziale commessa dell’Hernani di Hugo, considerato troppo vulnerabile agli interventi della censura imperiale. Un soggetto pastorale e idillico, dunque, che si rifà direttamente al bal­let-pantomime La Sonnambule ou 1’ar­rivée d’un nouveau seigneur del dramma­turgo e librettista Eugène Scribe, rappresentato a Parigi nel 1827, che costringe Bellini a recuperare il tempo perduto con Ernani e a lavorare alacremente, accelerando i propri ritmi di lavoro, di solito piuttosto pacati.

Da sempre ricordata come la prima delle tre grandi opere di Bellini, Sonnambula de­butta a Milano nel 1831 con interpreti di grande spicco nel panorama lirico italiano come Giuditta Pasta e Giovan Battista Rubi­ni. L’opera riscuote un grande successo, ma non coronato inizialmente da riprese nei teatri della Penisola: la prima italiana è infatti solo del­l’anno seguente, a Firenze, ed è successiva quindi alle rappresentazioni di Parigi e Londra. Il successo arriso a Sonnambula all’estero contribuisce tuttavia non poco a diffondere su scala mondiale l’immagine predominante del lirismo sen­timentale di Bellini.

Dopo oltre un decennio, il Teatro Lirico di Cagliari riporta Sonnambula nel capoluogo sardo nella versione registica di Bepi Morassi, originariamente concepita per La Fenice di Venezia nel 2012. Collocata in una stazione sciistica degli anni Trenta, questa Sonnambula è stata costruita con spirito cinematografico come se fosse una sophisticated comedy alla Lubitsch, con l’impianto scenico di Massimo Checchetto che porta sul palco un pullman rosso da cui escono i turisti e una funivia dedicata agli sciatori. La scena di Amina che vaga su uno strapiombo roccioso è di grandissimo impatto emotivo, così come i giganteschi e suggestivi fondali che rendono molto concreto l’ambiente alpestre creato da Romani. Il tutto è reso divertente e incisivo dagli eleganti costumi di Carlos Tieppo e dal raffinato gioco di luci di Vilmo Furian riprese da Andrea Benetello.

La Sonnambula cagliaritana segnava anche il debutto di Diego Ceretta in un’opera di repertorio. Ventiseienne, il giovane e apprezzato direttore milanese regge con sicurezza le fila della narrazione, guida le voci con grande attenzione e sfodera un gesto chiaro e preciso con l’Orchestra e il Coro del Teatro Lirico (ben preparato da Giovanni Andreoli). Tra tutti gli interpreti è svettata Gilda Fiume, un’Amina affascinante per eccellenza tecnica e timbro compatto nell’intera tessitura. Elementi decisivi, ovviamente, la purezza del suo “Ah, non credea mirarti”, restituito con efficace compostezza drammatica, e il nitore della pirotecnica cabaletta finale. Il tenore Antonino Siragusa è una solida certezza nel ruolo di Elvino, nel quale ha debuttato più di 20 anni fa e che ha poi portato in scena un centinaio di volte. La sua è una voce limpida e agile, che affronta spavaldamente i virtuosismi e squaderna acuti con naturalezza e solo un pizzico di fatica. Guido Loconsolo, il conte Rodolfo, ha fornito una buona prova, fraseggiando in modo convincente e comunicativo. Buone le parti di fianco, Irene Molinari (Teresa), Michela Varvaro (Lisa) e Andrea Porta (Alessio). Applausi per tutti.

Myriam Quaquero

Foto: Priamo Tolu

Data di pubblicazione: 18 Maggio 2022

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