La “doppia” Alcina con Michieletto e la Bartoli trionfa a Firenze

HÄNDEL Alcina C. Bartoli, C. Vistoli, L. Martín-Cartón, K. Hammarström; Les Musiciens du Prince-Monaco, direttore Gianluca Capuano regia Damiano Michieletto scene Paolo Fantin costumi Agostino Cavalca luci Alessandro Carletti

Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Sala Zubin Mehta, 18 ottobre 2022

Damiano Michieletto trasforma il mondo barocco di Händel in un mondo variopinto e onirico che, con doppi personaggi, zombie di amanti del passato e soprattutto attraverso una parete di vetro che separa il mondo reale dall’illusione, agisce sul doppio binario degli affetti, determinando visivamente il personaggio dell’opera: Alcina e la sua fragilità, l’indeterminazione di una donna, prima che una maga, insicura della propria identità e in balia di una sessualità esplicita ma che la pone sempre al bivio tra la donna regina e le sue estreme debolezze.
Ai fuochi d’artificio visivi che la prassi barocca impone, Michieletto sostituisce una narrazione visiva che ha a che fare con l’intimità della protagonista e connota i suoi tanti dubbi, suggerendo un percorso che terminerà solo con la morte di Alcina e, poi, con una sorta di trionfo dell’amore e della sacralità della vita reale, quella che si svolge al di qua della parete specchio, dove sono anche proiettati pregevoli e pertinenti frammenti video curati da Roland Horvath per Rocafilm.
Spettacolo intelligibile dunque, ma che presuppone uno sforzo intellettuale del pubblico per la comprensione del metatesto suggerito dallo stesso Michieletto, che si assume una sfida, ben congeniata ed espressa, di rappresentare la sua anima dell’opera, come detto, nell’intimità della protagonista, e sostiene uno sforzo di pertinenza che attraversa interamente lo spettacolo, proponendone una traccia che il pubblico del Maggio ha seguito con attenzione e condiviso dal primo all’ultimo momento, determinando un pieno e convinto successo.


Il piano musicale non è stato da meno. Cecilia Bartoli ha assunto su di sé l’onere e l’onore di interpretare una Alcina dalla doppia identità. Come detto è stata donna innamorata nelle due arie del primo atto “Dì cor mio” e “Sì, son quella” per poi cambiare registro con l’aria tripartita “Che fa gemendo Alcina? Son regina” dove il temperamento della Bartoli si fa più deciso fino a emerge pienamente.
Una prova, la sua che, non inficiata affatto dalla sortita del Sovrintendente Alexander Pereira, che prima dell’inizio della recita annunciava un raffreddore della Bartoli, conferma tutte le qualità del mezzosoprano romano e che ne certifica la duttilità e la disponibilità a seguire indicazioni di regia che abbiano una sua coerenza. Brava, oltre ogni limite!
Altro protagonista dell’opera, anche in termini di impegno, con innumerevoli arie di agilità e di bravura Ruggiero, interpretato da Carlo Vistoli, controtenore che possiede grande fisicità per il ruolo ed è in grado di rappresentare una linea di canto perfettamente centrata sulle intenzioni e sulla tessitura. Il suo è un chiaro successo di un cantante che sta riscuotendo ora l’impegno eccezionale degli ultimi dieci anni. Impeccabile!
Morgana è il soprano spagnolo Lucía Martín-Cartón, che affronta la parte della sorella di Alcina, amante di Oronte, con piglio deciso e aderenza al ruolo. Con un timbro di voce non proprio premiante, copre benissimo la tessitura e presenta dei filati e delle messe di voce davvero ragguardevoli. Bravissima.
Kristina Hammarström è un mezzosoprano svedese che interpreta un ruolo da contraltista. Si trova abbastanza bene finché la tessitura non scende troppo e lì dimostra minore incisività e volume, forse il sostegno inizia a vacillare. Porta comunque molto dignitosamente a casa la parte e si muove disinvoltamente in palcoscenico.


Peter Nekoranec, Oronte, e Ricardo Novaro, Melisso, completano il cast, l’uno con palesi problemi di pronuncia, e l’altro con pertinenza e professionalità. 
Les Musiciens du Prince-Monaco si sono dimostrati una compagine solidissima e ben avvezza agli strumenti d’epoca ed hanno regalato solo qualche stonatura all’inizio, presto ovviata da una direzione impeccabile di Gianluca Capuano, che varia agogiche con agilità e dinamiche precisissime adatte all’acustica della sala Mehta e ai volumi dei cantanti.
Il successo è stato pieno e convinto e l’Orchestra ha concesso anche un piccolo bis, con tutti gli interpreti al proscenio.
Davide Toschi

Foto: Michele Monasta

Data di pubblicazione: 20 Ottobre 2022

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