I fuochi d’artificio di Osborn nella “Fille” a Catania

John Osborn (Tonio)

DONIZETTI La Fille du régiment J. Nuccio, J. Osborn, L. Galli, M. Renée, F. Palmieri, E. Tomasini; Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania, direttore Giuliano Carella regia, scene e costum Franco Zeffirelli, ripreso da Marco Gandini (regia) e Anna Biagiotti (costumi).

Catania, Teatro Massimo Bellini, 22 ottobre 2023

La fille du régiment, è l’unico opéra-comique composto da Gaetano Donizetti. Scritta su libretto in due atti di Saint-Georges e Bayard, l’opera fu rappresentata con successo nell’omonimo teatro parigino nel febbraio del 1840, e da allora conobbe una fortuna ininterrotta: alla fine del secolo se ne contavano oltre novecento rappresentazioni. A nulla valsero dunque le aspre quanto malevole critiche di Berlioz, che sul «Journal des Débats» lamentava l’impropria invasione di campo di un italiano nel sacro recinto dell’opera francese. In realtà Donizetti con la Fille dimostrò una geniale capacità di adattamento alle convenzioni dello stile e del gusto francesi (raffinata eleganza nella linea del canto, equilibrio tra parti cantate e parti recitate, orchestrazione ricca di sottigliezze timbriche), ponendosi, per così dire, in testa a quel repertorio di carattere sofisticato e nello stesso tempo leggero e spensierato che avrebbe dato i suoi frutti più maturi nelle operette di un Offenbach, di un Audran, di un Lecocq: un repertorio che sarà amatissimo dal pubblico parigino. Fu poi lo stesso Donizetti ad occuparsi dell’adattamento ad opera buffa della Fille, sforbiciando qua e là le parti più squisitamente francesi, e sostituendo le agili parti recitate con dei rigidi recitativi. La versione italiana, nella non felice traduzione di Calisto Bassi, andò in scena alla Scala di Milano nell’ottobre dello stsso 1840. Per il penultimo spettacolo della stagione lirica 2023 del teatro catanese, è stata scelta la versione francese della Fille du régiment nel celebre allestimento creato nel 1959 da Franco Zeffirelli per il Massimo di Palermo; un allestimento la cui coloratissima scenografia, dopo oltre mezzo secolo di successi in giro per il mondo, qualche segno del tempo trascorso comincia tuttavia a mostrarlo. Al Bellini la regia zeffirelliana è stata ripresa con cura da Marco Gandini, e lo stesso può dirsi degli sgargianti costumi disegnati dal maestro fiorentino e qui ripresi da Anna Biagiotti. Protagonista dello spettacolo dovrebbe essere la cantante in titolo, ovvero la vivandiera Marie, raccolta in fasce su un campo di battalia dai soldati di un reggimento napoleonico, che l’hanno adottata ed eletta a loro figlia. Ma la straripante presenza nel ruolo di Tonio (il contadino innamorato e riamato della vivandiera) di un fuoriclasse della vocalità belcantistica qual è John Osborn, ha tolto parte della scena alla pur brillante e duttile Marie di Jessica Nuccio (alternatasi nei vari turni con Manuela Cocuccio e Federica Foresta). Osborn, che sta attraversando un momento di grazia della sua già prestigiosa carriera, prosegue la tradizione dei grandi belcantisti statunitensi come Rockwell Blake, Chris Merritt e Gregory Kunde, che lo hanno preceduto. Magari si potrà dire che, quanto a presenza scenica, si faccia notare poco, ma nella celebre cabaletta del primo atto, «Pour mon âme», ha fatto venir giù il teatro, inanellando con impressionante facilità i nove do sovracuti; e, com’è avvenuto nel maggio scorso al Regio di Torino e anche in altri teatri, le ovazioni del pubblico lo hanno festosamente costretto a bissare il brano.

Accanto ad un simile ‘mostro sacro’ il resto della compagnia di canto ha dato il meglio di sé; da Madelyn Renée (la Marchesa di Berkenfield) a Luca Galli (Sulpice); da Francesco Palmieri (Hortensius) a Ernesto Tomasini, ben disimpegnatosi nel ruolo, qui en travesti, della duchessa di Krakenthorp. Molto bene il coro istruito da Luigi Petrozziello e l’orchestra del Bellini diretta dall’esperta bacchetta di Giuliano Carella. Teatro affollato e pubblico plaudente e soddisfatto. La stagione lirica del Bellini si chiuderà all’inizio di dicembre con La traviata, inun allestimento del Macerata Opera Festival, che vedrà José Cura sul podio e Daniela Schillaci, Stefan Pop e Franco Vassallo nei ruoli principali.

Dario Miozzi

Data di pubblicazione: 23 Ottobre 2023

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