A Napoli Giovanna trionfa su Anna Bolena

Maria Agresta e Annalisa Stroppa

DONIZETTI Anna Bolena, M. Agresta, A. Stroppa,A. Vinogradov, R. Barbera, C. Piva, N. Donini; Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo, direttore Riccardo Frizza regia Jetske Mijnssen scene Ben Baut costumi Klaus Bruns

Napoli, Teatro di San Carlo, 8 giugno 2023

Questa Anna Bolena con la regia di Jetske Mijnssen è una coproduzione tra il Teatro di San Carlo, l’Opera Nazionale Olandese e il Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia. A Napoli l’opera di Donizetti costituisce la prima rappresentazione dedicata alle celebrazioni del centenario di Maria Callas, in quanto fu uno dei ruoli più famosi da lei cantati.

Anche se la regista olandese è nota per scavare nella psiche dei suoi personaggi, qui mantiene le cose abbastanza lineari: non si tratta che di donne-regine che litigano per un uomo. All’inizio, la regina regnante (Anna) è in scena senza corona; poi la sua confidente e rivale Giovanna Seymour ascende ben presto dal ruolo di amante del re al rango di reggente e, alla fine, a nuova regina d’Inghilterra. E c’è anche una terza regina, che il libretto di Felice Romani non cita: la figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, che diventerà Elisabetta I, qui una bambina quasi sempre in scena con le sue bambole, per tutta la rappresentazione silenzioso oggetto delle attenzioni dei genitori.

La scena di Ben Baur presenta essenzialmente un muro che scorre da sinistra a destra, con enormi porte di legno da cui entrano i personaggi e le masse. I costumi di Klaus Bruns sono in linea con l’epoca storica, evocando con finezza lo stile rinascimentale.

Maria Agresta incarna una donna infelice che è la moglie tradita del re d’Inghilterra e che alla fine deve perdere letteralmente la testa perché suo marito ama un’altra. La Agresta ha offerto buoni spunti sulla personalità di Anna, anche se vocalmente il suo timbro non era sempre nitido. Come notato altre volte, dimostra di essere un soprano verdiano drammatico piuttosto che una cantante adatta al repertorio di coloratura. Il basso russo Alexander Vinogradov ha interpretato un Enrico maligno e insensibile, come vorrebbe il ruolo. Tuttavia, la sua performance vocale è stata poco memorabile, con un canto privo di compattezza timbrica e senza una buona dizione.

La star della serata è stata senza dubbio il mezzosoprano italiano Annalisa Stroppa, che ha lasciato il segno come Giovanna, la rivale di Anna. Il registro acuto della Stroppa era impressionante, come anche quello medio; ma è stata soprattutto notevole per la sua condotta sul palco, anzi addirittura la regista sembrava favorirla nella disposizione scenica durante i duetti con Anna. La sua Seymour tormentata dai sensi di colpa mostrava un timbro caldo, bei colori bruniti e disinvoltura negli acuti, non solo negli splendidi duetti con Agresta e Vinogradov. La Mijnssen ha scelto di presentare Giovanna solo come una fragile vittima di Enrico, limitando così un personaggio che dovrebbe essere più complesso, specie quando desidera allo stesso tempo sia l’amore di Enrico che il perdono di Anna.

Tutti gli altri ruoli sono stati scelti nel miglior modo possibile ed interpretati in maniera molto convincente. Il ruolo en travesti di Smeton si addiceva perfettamente alla bravissima Caterina Piva, che ha cantato e recitato con naturalezza e simpatia. René Barbera ha offerto una pregevole interpretazione di Riccardo Percy — solo gli acuti forse erano un po’ troppo nasali. Nicolò Donini è stato un ottimo Lord Rochefort, il fratello di Anna.

Riccardo Frizza ha diretto l’orchestra e il coro del San Carlo con precisione e coinvolgimento, e in molti passaggi il pubblico ha potuto ascoltare saggi di belcanto di altissima qualità. Particolarmente degno di nota è stato il coro, che ha offerto un’interpretazione anche teatralmente efficace. Piacevoli, infine, le coreografie, anche se con movenze eccessive e bizzarri costumi durante il matrimonio finale.

Lorenzo Fiorito

Foto: Luciano Romano

Data di pubblicazione: 17 Giugno 2023

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