Incanti barocchi tra Händel e Correggio

HÄNDEL Il trionfo del Tempo e del Disinganno soprano F. Lombardi Mazzulli mezzosoprano A. Rinaldi mezzosoprano V. Genaux tenore F. Marsiglia Europa Galante, direttore e violino Fabio Biondi

Parma, Chiesa di San Giovanni Evangelista, 28 giugno 2021

Tra le iniziative slittate di un anno a causa del Covid a Parma, “Capitale Italiana della Cultura 2020+2021”, c’è stata anche la proposta in forma scenica del Trionfo del Tempo e del Disinganno, con Europa Galante di Fabio Biondi e un cast vocale di prim’ordine, il 26 e il 28 giugno. La rappresentazione, prodotta da “Teatro Due”, la Fondazione parmense di cui Europa Galante è l’ensemble in residenza, si è tenuta nella Chiesa di San Giovanni Evangelista, la cui facciata barocca ed i preziosi affreschi di Parmigianino e Correggio hanno offerto un’intrigante scenografia architettonica alla musica sensuale e devota dell’oratorio di Händel.

Vedere i cantanti l’orchestra sotto la volta della cupola affrescata da Correggio dava quasi un senso di vertigine, perché la meraviglia delle invenzioni musicali haendeliane sembrava così ritrovare i suoi naturali spazi in una teatralissima sontuosità e sensualità del suono e delle architetture (c’è stata anche una ripresa audio-video, che sarà probabilmente resa disponibile su qualche piattaforma online). Una simile scenografia comporta anche delle problematiche, perché il suono veniva letteralmente risucchiato dalla cupola, con notevoli problemi di dispersione che rendevano complicati gli equilibri dinamici tra voci e strumenti. Fabio Biondi ha però fatto miracoli per rendere nel modo più chiaro possibile le sottigliezze della scrittura di Händel, il quale a ventidue anni mostra di aver assimilato a fondo lo stile italiano – Il trionfo del Tempo e del Disinganno venne composto a Roma nel 1707, su un libretto del cardinale Benedetto Pamphilj, che ne fu anche il committente – ma mostra anche di essere un compositore già pienamente formato.

Nel cast brillava la stella del mezzosoprano statunitense Vivica Genaux, voce regina del repertorio barocco che in questa occasione non ha affrontato il ruolo per lei consueto di Piacere ma quello di Disinganno, quasi a voler lasciare spazio agli altri interpreti della serata, il soprano Francesca Lombardi Mazzulli nel ruolo di Bellezza, il mezzosoprano Arianna Rinaldi nel ruolo di Piacere ed il tenore Francesco Marsiglia in quello del Tempo. La Genaux possiede, e non lo scopriamo certo ora, una straordinaria capacità di dare vita e senso anche ai più ordinari recitativi, scavando nel significato delle parole, che con lei non sono mai un semplice supporto alla linea melodica ma sono vere e proprie parole in musica. Era un approccio che si sposava bene con l’estetica di Fabio Biondi, altro interprete tanto attento al senso della parola quanto teso a cogliere la tensione ritmica della musica, in una lettura in questo caso brillante ma lontana da una vuota esibizione virtuosistica e sempre attenta a fare emergere la “parola cantata” degli interpreti.

Arianna Rinaldi possiede istinto drammatico e una bella voce pulita, purtroppo penalizzata da un’acustica che favoriva le frequenze più alte e le voci più ricche di armonici e di volume, come quelle di un deciso Francesco Marsiglia e di Francesca Lombardi Mazzulli. Quest’ultima ha dato vita ad una Bellezza voluttuosamente sensuale nei suoi abbandoni nella prima parte dell’oratorio e dolorosamente e malinconicamente ripiegata nel pentimento nella seconda parte (commuoveva l’aria “Io sperai trovar nel vero”, con oboe obbligato). L’interazione drammaturgica dei quattro protagonisti funzionava bene per la capacità di sintetizzare in pochi incisivi gesti una situazione e di animare i recitativi, ma anche in virtù dei sobri costumi di Gabriele Mayer, della direzione teatrale di Walter Le Moli e dello spazio scenico creato da Tiziano Santi, che ha scelto di collocare alle spalle dei cantanti uno dei simboli più ossessivi dell’immaginario barocco, un grande specchio che era insieme oggetto di inganno e oggetto di disvelamento.

La temperatura drammatica di questo oratorio su un libretto coltissimo e raffinato, pieno di riferimenti dotti al passato letterario antico e rinascimentale, a Parma è stata quindi molto, perché i quattro protagonisti oltre a mettere in scena due disposizioni morali opposte – da una parte la coppia Piacere / Bellezza dall’altra la coppia Tempo / Disinganno – interagivano in una sorta di contrappunto timbrico ed espressivo, come ha ben mostrato il quartetto della seconda parte. Alla voce insinuante e severa di Vivica Genaux, a tratti percorsa da brividi, a tratti ridotta a un soffio di note – e va detto che il mezzosoprano statunitense non era del tutto a suo agio in una parte dalla tessitura così bassa – si contrapponevano la voce bianca e sottile di Arianna Rinaldi e la voce sontuosa, ma anche provocante quando necessario, di Francesca Lombardi Mazzulli, il tutto amalgamato da un Francesco Marsiglia potentemente austero, quasi a stemperare il languore delle parti di Piacere e Bellezza.

Sul versante strumentale notevole è stata la prova di Europa Galante e notevole la prova di Fabio Biondi, capace di suonare in scioltezza il suo violino anche nei momenti più accesi dal punto di vista virtuosistico (la parte venne pensata per le doti esecutive di Arcangelo Corelli) senza perdere di vista l’insieme della rappresentazione e la direzione drammatica della vicenda, evidentemente messa ben a fuoco nel corso delle prove. Il virtuosismo non è mancato nemmeno sul versante vocale, come nel caso dell’aria di furia “Un pensiero nemico di pace” affrontata da Francesca Lombardi Mazzulli in miracoloso equilibrio tra un fraseggio incisivo e rapido e un seducente languore ed anche nell’ultima aria di Piacere, “Come nembo che fugge col vento”, in cui Arianna Rinaldi ha dato una bella prova di agilità.

Luca Segalla

Foto: Marco Caselli Nirmal

Data di pubblicazione: 2 Luglio 2021

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