Il successo di Pagano, Lonquich e la Canova per la chiusura della IUC

MOZART Concerto in la maggiore per clarinetto e orchestra K 622; Sinfonia n. 40 in sol minore K 550 clarinetto Tommaso Lonquich Orchestra da Camera Canova, direttore Enrico Saverio Pagano

Aula Magna dell’Università “La Sapienza”, Roma, 14 maggio 2022

L’Orchestra da Camera Canova, ormai in residence alla IUC (ma anche a Verbano Musica Estate a Locarno in Svizzera), ha aperto in ottobre la stagione concertistica 2021-22 dell’Istituzione con un programma imperniato su Beethoven ed è tornata per chiuderla con un programma dedicato a Mozart. Mentre in ottobre erano in vigore forti restrizioni su capienza della sala e distanziamento degli spettatori, il 14 maggio, a restrizioni in gran misura rimosse, la sala era piena anche perché il concerto era molto atteso. Ciò ha dato, senza dubbio, ulteriore carica ai giovani musicisti.

In margine al concerto inaugurale del 2 ottobre scorso, abbiamo ricordato che l’orchestra Canova è una recentissima formazione, fondata nel 2014, da Enrico Saverio Pagano (classe 1995); l’età media degli orchestrali è 25 anni, e si sono meritati vari premi ed hanno pubblicato un album di esordio (per Sony) dedicato alla riscoperta di Paisiello. L’Orchestra Canova non è una formazione giovanile, né un laboratorio per studenti, ma una nuova realtà professionale che ha già mosso i primi passi con risultati eccellenti, di cui riconosciamo l’alto livello artistico e che merita di essere concretamente supportata nel suo percorso di crescita tramite un periodo in residence in una delle maggiori istituzioni musicali della capitale.

La prima parte del concerto è stata una vera rarità: il Concerto per clarinetto ed orchestra in la maggiore K 622 nella versione ricostruita da Tommaso Lonquich per clarinetto di bassetto per renderla il più simile possibile all’originale. Come nel Quintetto per clarinetto scritto due anni prima, Mozart scelse un clarinetto di bassetto come strumento solista. Questo strumento si differenzia dal normale clarinetto in la per l’estensione nel registro basso, che supera di una terza maggiore quella del clarinetto soprano, raggiungendo il do2 invece del mi2. Le note aggiuntive (do-do♯-re-mi♭) sono anche chiamate note di bassetto.

Data la rarità, anche all’epoca, dei clarinetti di bassetto, la parte del clarinetto fu presto trascritta per il comune clarinetto in La. La partitura originale per clarinetto di bassetto è andata perduta. Solo verso la metà del XX secolo alcuni clarinettisti tentarono di ripristinare la versione originale della parte di clarinetto con una serie di passaggi nel basso. Contemporaneamente alcuni costruttori intrapresero la fabbricazione di moderni clarinetti di bassetto. Entrambe le versioni trovano esecuzione in concerto. Sempre più solisti di fama internazionale usano il clarinetto di bassetto, sia esso uno strumento moderno o la riproduzione di uno strumento storico. Il clarinetto si esprime con melodie ora soavi, ora dagli accenti drammatici, ma il tono è sempre pacato. Dei tre movimenti che compongono il concerto, l’adagio è quello in cui la melodia tocca le vette più alte, raggiungendo momenti di intimità e di struggente malinconia.

Nel 1791 questo concerto era una composizione innovativa, quasi sperimentale, anche perché Mozart mantenne la struttura in tre movimenti ma la integrò con raffinate soluzioni allora poco esplorate. Ad esempio, il secondo movimento (un «adagio» molto appassionato) viene esposto dal solista ma è integrato da un delicato accompagnamento degli archi – soluzione resa possibile poiché l’organico orchestrale viene privato da strumenti (oboe, trombe, tromboni) che avrebbero potuto produrre un contrasto timbrico con il clarinetto, riducendone la portata espressiva. Ottimo il dialogo tra Tommaso Lonquich e l’orchestra. Al termine della prima parte, alle richieste di bis, è stato risposto con un breve, applauditissimo, quintetto per archi e clarinetto.

Notissima la Sinfonia n. 40 in sol minore K 550: si tratta forse della sinfonia più celebre di Mozart. Robert Schumann arriverà ad accostarla ai criteri ideali della bellezza greca. Originariamente considerata come esempio di grazia e leggerezza, forse confondendo la semplicità con cui vi si sviluppano e susseguono le varie melodie, appare oggi come fortemente introspettiva e di alto contenuto drammatico. Charles Rosen definisce la sinfonia «un’opera di passione, violenza e dolore». Il minuetto è un esempio di questa drammaticità e anticipa quelle atmosfere romantiche che si ritroveranno in Beethoven e che qui appaiono trattenute, quasi nascoste. Il musicologo tedesco Alfred Einstein la definisce «eroicamente tragica».

Nell’esecuzione di Enrico Saverio Pagano e dell’orchestra Canova la drammaticità è accentuata nel passaggio dal primo movimento («molto allegro») al secondo («andante») per poi essere ripresa nel travolgente finale (un «allegro assai» che ha un sottofondo tragico e anticipa il romanticismo).

Il pubblico ha risposto con ovazioni e richieste di bis a cui il direttore e l’orchestra hanno risposto con l’ultimo movimento del Divertimento K 338, una delle ultime composizioni di Mozart prima di essere sfrattato da Salisburgo e dalla sua corte.

Giuseppe Pennisi

Foto: Andrea Caramelli e Federico Priori

Data di pubblicazione: 16 Maggio 2022

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