Capolavori corali al Verdi di Trieste: Lobgesang e Creazione

MENDELSSOHN Sinfonia n.5 «La Riforma»; Sinfonia n.2 «Lobgesang» soprani Margareta Klobučar, Maddalena Renwart tenore Mark Adler Orchestra e coro del Teatro Verdi di Trieste, direttore Oleg Caetani

HAYDN Die Schöpfung soprano Angela Nisi tenore Marco Ciaponi basso Mirco Palazzi Orchestra e coro del Teatro Verdi di Trieste, direttore Gianluigi Gelmetti

Trieste, Teatro Verdi, 11 e 25 settembre 2015

L’impegno straordinario del coro ha caratterizzato l’inizio della stagione sinfonica d’autunno (la prima della nuova sovrintendenza Pace) proprio in un momento difficile del coro triestino per la scomparsa improvvisa e immatura del maestro Paolo Vero, che da qualche anno lo guidava, onorando una gloriosa tradizione. Affrontando una supplenza già altre volte sostenuta egregiamente, ha preso il suo posto Alberto Macrì. E i risultati non avrebbero potuto essere migliori sia nell’opera 52 di Mendelssohn (nel primo dei cinque concerti monografici) sia nella Schöpfung di Haydn. Partiture entrambe non frequenti nelle stagioni sinfoniche. Persino qualche autorevole guida musicale ignora, per esempio, la sinfonia Lobgesang: formalmente eccentrica, la sinfonia muove da un’idea fissa, dalla sigla perentoria enunciata dai tromboni: una sorta di inno nazionale che ritorna nella sezione cantata, insinuandosi anche nelle suadenti spire dell’Andante quasi preciaikovskiano. Curiosamente il Lobgesang registra a Trieste una speciale fortuna nell’ultimo ventennio. Orchestra e coro diretti da Lü Jia lo eseguirono e lo incisero in CD con l’integrale di Mendelssohn e qualche anno dopo lo riprese Gianandrea Gavazzeni. Adesso lo ha riproposto, accanto alla sinfonia in re maggiore op. 107, Oleg Caetani, nello spirito severo della Riforma, nella maestosità dell’architettura classica percorsa dai fremiti romantici ai quali, fra i solisti, corrispondeva al meglio il tenore Mark Adler.

Il senso di smarrimento nella notte, lo stordimento dell’anima nelle tenebre sono momento di raccordo tra la seconda sinfonia mendelssohniana e una delle meraviglie dell’Oratorio (Die Schöpfung) scritta da Haydn un quarantennio prima. Elemento d’incipit che l’esecuzione diretta da Gianluigi Gelmetti esalta, evocando le nebbie primordiali e il loro dissolversi in una lettura di grande equilibrio e aerea leggerezza. Nelle sorprese di questo «giardino perduto» di Haydn, orchestra, coro e solisti compongono un affresco e acceso da una gioiosa freschezza naïve; un’Arcadia fastosa e festosa. Eccelle fra i solisti, tutti italiani, il giovane soprano Angela Nisi, che canta con il sorriso e questo sorriso trasmette alla radiosa bellezza del canto.

Gianni Gori

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Foto di Fabio Parenzan

Data di pubblicazione: 14 Ottobre 2015

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